domenica 2 dicembre 2018

SOTTO LA FASCIA, NIENTE



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Vado, anzi non vado più, anzi vado ma ci mando la fascia.
Ovvero lo strano caso della fascia tricolore ciclotimica.



Chiara ha perso la testa” la rabbia dei consiglieri.

Quanto pubblicato su La Stampa in merito all’annunciata decisione della sindaca di non partecipare alla manifestazione No Tav, prevista per sabato 8 dicembre p.v., porta a fare una serie di considerazioni.

Si tratta qui di capire e commentare quanto riferiscono alcuni articoli di stampa, ovvero che la sindaca non avrebbe partecipato alla manifestazione e non sarebbe stata quindi – di conseguenza - portata in piazza la fascia tricolore che contraddistingue la presenza dell’autorità cittadina a eventi in pubblico.

Due quindi i passaggi; per il primo si tratta della presenza, o meno, della prima cittadina alla manifestazione e per il secondo della presenza della fascia alla manifestazione stessa.

La prima questione implica la posizione politica della sindaca la cui assenza in piazza – segnalata da un articolo a firma di Federico Callegaro su La Stampa del 19 novembre – avrebbe scatenato la sua maggioranza, provocando una fatale rottura dell’unità e del consenso della compagine stessa.

I consiglieri, avendo la conferma della eventuale titubanza della sindaca – espressa dalla sua assenza in piazza - , avrebbero condotto a quel Chiara ha perso la testa, la loro distanza politica dalla loro sindaca.

Più tardi sullo stesso giornale con un nuovo articolo a firma di Andrea Rossi, Manifestazione No Tav, l’8 dicembre, il vicesindaco Montanari sarà in piazza con la fascia tricolore, veniamo a sapere che le posizioni si sono ricomposte e leggiamo che in piazza andrà il vice-sindaco che indosserà anche la fascia tricolore.

Ci sia permesso qui di riprendere alcuni concetti che ci sembrano andati perduti; essi sono di etichetta istituzionale quindi evidentemente un po’ distanti dal “gusto pentastellato”.

Si legge nel sito del Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali del Ministero dell’interno:
La disciplina dell’uso della fascia tricolore è legata alla natura delle funzioni del sindaco quale capo dell’Amministrazione comunale ed ufficiale di Governo. Allorquando il sindaco sia assente o impedito temporaneamente ai sensi dell’art. 53, c. 2 del T.U.O.E.L., spetta solo al vice sindaco fregiarsene. Pertanto l’uso del tricolore, anche per delega dello stesso sindaco, da parte di altri soggetti, seppur incardinati nell’Amministrazione comunale o facenti parte di Organismi o Enti a cui partecipino gli Enti locali con propri rappresentanti, non è in linea con il dettato normativo.

Da quanto sopra esposto risulta che la partecipazione della fascia tricolore è legata alla funzione stessa di ufficiale del Governo e l’indossarla in una manifestazione politica di una parte della politica cittadina è un atto non previsto dall’etichetta, ovvero una forzatura che è imputabile o a un abusivo atto di imperio di una parte politica, ancorché essa sia la maggioranza politica del Consiglio Comunale, o a una sostanziale ignoranza dei simboli istituzionali.
In entrambi i casi siamo di fronte all’evidente mancanza di attenzione al senso delle istituzioni pubbliche.

Essere la maggioranza politica del Consiglio Comunale non implica la possibilità di appropriarsi dei simboli della città, dimenticando che esservi presente non è che l’esercizio di una funzione che la legge affida agli eletti, che non può essere di uso esclusivo solo di una parte della politica cittadina.

Come non diffidare di un atto che simbolicamente evidenzia una mancanza d’attenzione per il senso dell’istituzione e di cultura istituzionale, proprio nel momento in cui una moltitudine di cittadini si pone con grande evidenza in una posizione di conflitto con la parte che governa la città?

Altre volte abbiamo visto la fascia tricolore sulle spalle di donne e uomini con cariche istituzionali sfilare in manifestazioni in difesa del proprio territorio.

Si veda ad esempio le manifestazioni NO TAP dei sindaci pugliesi a Roma, così come si vedevano durante le prime manifestazioni NO TAV dei sindaci della Val Susa, dove si tratta, in quei casi, di una parte importante di un intero territorio – rappresentato dalle loro istituzioni – che manifesta la propria contrarietà a decisioni ritenute lesive del proprio diritto.

In quei casi la diversa sfumatura è data dal fatto in tutte quelle istituzioni erano rappresentate diverse e composite forze politiche che, al di là delle loro differenze politiche, si stringevano unanimemente nell’esprimere la loro posizione di amministrazioni pubbliche.

Potrà sembrare un discorrere troppo fine ma la finezza è il sale che insaporisce tutte le relazioni, da quelle personali a quelle istituzionali.

Rinunciarvi significa viepiù perdere per strada la propria qualità e rinunciare alla democrazia. 



Pubblicato su Civico 20 News - 26.11.2018
http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=31079
 

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