Vado,
anzi non vado più, anzi vado ma ci mando la fascia.
Ovvero
lo strano caso della fascia tricolore ciclotimica.
“Chiara
ha perso la testa” la rabbia dei consiglieri.
Quanto
pubblicato su La Stampa in merito all’annunciata decisione della
sindaca di non partecipare alla manifestazione No Tav, prevista per
sabato 8 dicembre p.v., porta a fare una serie di considerazioni.
Si
tratta qui di capire e commentare quanto riferiscono alcuni articoli
di stampa, ovvero che la sindaca non avrebbe partecipato alla
manifestazione e non sarebbe stata quindi – di conseguenza -
portata in piazza la fascia tricolore che contraddistingue la
presenza dell’autorità cittadina a eventi in pubblico.
Due
quindi i passaggi; per il primo si tratta della presenza, o meno,
della prima cittadina alla manifestazione e per il secondo della
presenza della fascia alla manifestazione stessa.
La
prima questione implica la posizione politica della sindaca la cui
assenza in piazza – segnalata da un articolo a firma di Federico
Callegaro su La Stampa del 19 novembre – avrebbe scatenato la sua
maggioranza, provocando una fatale rottura dell’unità e del
consenso della compagine stessa.
I
consiglieri, avendo la conferma della eventuale titubanza della
sindaca – espressa dalla sua assenza in piazza - , avrebbero
condotto a quel Chiara
ha perso la testa, la
loro distanza politica dalla loro sindaca.
Più
tardi sullo stesso giornale con un nuovo articolo a firma di Andrea
Rossi, Manifestazione
No Tav, l’8 dicembre, il vicesindaco Montanari sarà in piazza con
la fascia tricolore,
veniamo a sapere che le posizioni si sono ricomposte e leggiamo che
in piazza andrà il vice-sindaco che indosserà anche la fascia
tricolore.
Ci
sia permesso qui di riprendere alcuni concetti che ci sembrano andati
perduti; essi sono di etichetta istituzionale quindi evidentemente un
po’ distanti dal “gusto pentastellato”.
Si
legge nel sito del Dipartimento degli Affari Interni e Territoriali
del Ministero dell’interno:
La
disciplina dell’uso della fascia tricolore è legata alla natura
delle funzioni del sindaco quale capo dell’Amministrazione comunale
ed ufficiale di Governo. Allorquando il sindaco sia assente o
impedito temporaneamente ai sensi dell’art. 53, c. 2 del
T.U.O.E.L., spetta solo al vice sindaco fregiarsene. Pertanto l’uso
del tricolore, anche per delega dello stesso sindaco, da parte di
altri soggetti, seppur incardinati nell’Amministrazione comunale o
facenti parte di Organismi o Enti a cui partecipino gli Enti locali
con propri rappresentanti, non è in linea con il dettato normativo.
Da
quanto sopra esposto risulta che la partecipazione della fascia
tricolore è legata alla funzione stessa di ufficiale del Governo e
l’indossarla in una manifestazione politica di una parte della
politica cittadina è un atto non previsto dall’etichetta, ovvero
una forzatura che è imputabile o a un abusivo atto di imperio di una
parte politica, ancorché essa sia la maggioranza politica del
Consiglio Comunale, o a una sostanziale ignoranza dei simboli
istituzionali.
In
entrambi i casi siamo di fronte all’evidente mancanza di attenzione
al senso delle istituzioni pubbliche.
Essere
la maggioranza politica del Consiglio Comunale non implica la
possibilità di appropriarsi dei simboli della città, dimenticando
che esservi presente non è che l’esercizio di una funzione che la
legge affida agli eletti, che non può essere di uso esclusivo solo
di una parte della politica cittadina.
Come
non diffidare di un atto che simbolicamente evidenzia una mancanza
d’attenzione per il senso dell’istituzione e di cultura
istituzionale, proprio nel momento in cui una moltitudine di
cittadini si pone con grande evidenza in una posizione di conflitto
con la parte che governa la città?
Altre
volte abbiamo visto la fascia tricolore sulle spalle di donne e
uomini con cariche istituzionali sfilare in manifestazioni in difesa
del proprio territorio.
Si
veda ad esempio le manifestazioni NO TAP dei sindaci pugliesi a Roma,
così come si vedevano durante le prime manifestazioni NO TAV dei
sindaci della Val Susa, dove si tratta, in quei casi, di una parte
importante di un intero territorio – rappresentato dalle loro
istituzioni – che manifesta la propria contrarietà a decisioni
ritenute lesive del proprio diritto.
In
quei casi la diversa sfumatura è data dal fatto in tutte quelle
istituzioni erano rappresentate diverse e composite forze politiche
che, al di là delle loro differenze politiche, si stringevano
unanimemente nell’esprimere la loro posizione di amministrazioni
pubbliche.
Potrà
sembrare un discorrere troppo fine ma la finezza è il sale che
insaporisce tutte le relazioni, da quelle personali a quelle
istituzionali.
Rinunciarvi
significa viepiù perdere per strada la propria qualità e rinunciare
alla democrazia.
Pubblicato su Civico 20 News - 26.11.2018
http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=31079
Pubblicato su Civico 20 News - 26.11.2018
http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=31079
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