Ancora
una volta assistiamo sbalorditi all’ennesimo proclama dell’Assessore
Giusta che, come un prestigiatore poco capace incasina le sue stesse
carte mischiandole maldestramente, col solo risultato di allungare il
tempo di risoluzione dello spostamento del “Barattolo”.
Come lo fa? Ancora una volta (l’ennesima) comunicando a tutti “che sta ragionando” sulla scelta di ben tre nuove aree.
Sarà,
ma a tutti noi semplici cittadini l’Assessore “che sta ragionando”
evoca da vicino il Pippo di Walt Disney che, quando disegnato quando
“pensa”, riesce a produrre solo il punto interrogativo e null’altro.
Ad ascoltarlo, è così che ce lo immaginiamo, assorto nell’ennesimo ragionamento
inconcludente, ormai ostaggio dei suoi stessi ragionamenti, come
intrappolato senza averne neanche più la forza di uscire.
O
come il protagonista della nuova versione di una celebre tela di
Omerica memoria, tessuta e smontata senza fine al solo scopo di
guadagnare (o piuttosto perdere) tempo evitando di decidere.
Forse
qualcuno dovrebbe dire a questa novella “Penelope” che tutti i suoi
“ragionamenti” appaiono risposte priva di senso logico, parole buttate
in modo approssimativo per esprimere “soluzioni” inesistenti, un modo
come un altro per dare aria alle corde vocali senza dire nulla,
praticamente l’ennesima supercazzola con scappellamento a destra come se
fosse antani, per dirla con le parole del Conte Mascetti.
L’assessore
Giusta, già lo scorso mese di maggio, in Consiglio Comunale dichiarò di
non avere “ancora” aggiornamenti in merito alla situazione in futuro.
“….Ancora?”
Ma
allora, dopo averci tanto lungamente “lavorato” ed ancora più
profondamente “ragionato”, senza aver individuato una soluzione al
problema, cosa fa, concretamente, il nostro assessore Giusta?
Si
inventa una “strategia vincente”, in pratica la supercazzola con
l’obiettivo dichiarato, oltre che di scappellare a destra, finanche di
alleggerire l’occupazione del venerdì degli zingari, peraltro già
sperimentata dalla giunta precedente con risultati fallimentari.
E’ l’ennesimo gavettone supergalattico.
Si
tratta dell'ordinanza che vieta il parcheggio dalle 18 alle 24 del
venerdì e dalla mezzanotte alle 4 del sabato, su tutta l'area di San
Pietro in Vincoli, via Cirio, strada del Fortino e fino a Canale
Molassi, con tanto di promessa, ovviamente mai mantenuta, di
fantomatici pass che sarebbero assegnati ai residenti.
Ma
davvero ci voleva cotanto “pensamento” per inventarsi la supercazzola
del divieto di sosta (in un’area in cui un mercato è estremamente
invasivo prima, durante e dopo il suo svolgimento) che alla fine riesce
soltanto a complicare ulteriormente la vita dei residenti di San Pietro
in Vincoli e delle vie limitrofe?
I
risultati sono evidenti: dal mese di maggio i residenti non solo non
possono utilizzare il parcheggio di San Pietro in Vincoli, ma a partire
da ogni venerdì pomeriggio beneficiano della convivenza con orde di
camper di zingari molesti e violenti che giunti in loco non solo
seguitano a sostare all’interno dell’area parcheggio, ma lo fanno nel
peggiore e più invasivo dei modi, cioè chiassosamente proprio sotto alle
finestre delle civili abitazioni.
Ma
venerdì scorso 19 ottobre, mentre il nostro assessore sta
probabilmente “ragionando”, inaspettatamente accade qualcosa di
singolare:
i
camper degli zingari, che abitualmente da anni raggiungono il
parcheggio di San Pietro in Vincoli, corso Ciriè e piazza Sassari, non
arrivano!
Ancora
più singolare ciò lo è, se si aggiunge che tutto questo è accaduto
senza il contributo degli agenti della Polizia Municipale, che sono
stati avvistati intorno alle ore 20,00.
Questo episodio, che è a dir poco atipico, non è però una novità:
per
noi, che a differenza di certi attuali politici dalla vision alquanto
improbabile abbiamo una lunga memoria storica, si tratta di un dejà vu,
e possiamo azzardarne una chiave di lettura che (senza neppure doverci
spremere troppo le meningi a “ragionarci” sopra), probabilmente è più
reale dei vaneggiamenti del palazzo.
Qualcuno ha voluto dimostrare di avere il potere di poter gestire gli zingari e di poterli veicolare altrove.
E’
incredibile, ma è così: c’è qualcuno, inverosimilmente, che è stato in
grado di impedire agli zingari (la comunità più emarginata al mondo,
ingestibile per antonomasia a causa del suo stile di vita, che pretende
di vivere in una società senza appartenervi e senza rispettare le
regole, evitando accuratamente di lasciarsi assorbire) di raggiungere
venerdì scorso San Pietro in Vincoli, corso Ciriè e piazza Sassari.
E’ un qualcuno che forse ha voluto dimostrare fattivamente il proprio peso, dando un segno di forza e non di debolezza.
Il
mercato di libero scambio (o barattolo che sia) è uno sciagurato
progetto, una stortura, una deformazione e lo sa questa
Amministrazione, come lo sapevano le precedenti che addirittura avevano
condotto un'indagine secondo la quale, straordinariamente rispetto al
vero, riferiva risultati di alta disponibililtà nel territorio e quindi
nei cittadini, ad accogliere un altro ennesimo mercato regolarizzato.
A
questo proposito potremmo dire che certamente sa pure che è il progetto
attaccabile perché, se altrimenti fosse un buon progetto migliorato con
un regolamento rivisto e modificato, non avrebbe bisogno, ad ogni piè
sospinto, di apparire numerose volte sulle cronache cittadine, come sta
accadendo da due anni a questa parte con racconti edulcorati nel
tentativo di far emergere l’idea che si tratti di un mercato di
qualità.
Non
solo, è in atto una sistematica e martellante campagna di informazione
mediatica, da parte di alcuni gruppettari pro Barattolo, che sta tentando di vendere alla città come non solo come legittima l’attuale sede ma anche come la migliore delle soluzioni.
Ma è una grande e arcinota ipocrisia!
Dove sta l’ipocrisia?
Sta nello
strumentalizzare ogni aspetto dell’emarginazione sociale: la crisi, la
povertà, l'immigrazione, la disoccupazione, per coprire l’attuale
incapacità ad amministrare seriamente la questione ed a nascondere tutte
le défaillances pregresse sul tema.
Le
politiche di integrazione che ci aspettiamo noi cittadini, sono ben
altre e soprattutto riguardano scelte politiche che interessano "tutti
gli immigrati", proprio in rispetto di quel principio di eguaglianza
sancito dalla Costituzione.
L’agire attuale, l’offrire a un immigrato la possibilità di vendere cose
vecchie e usate, non può essere considerato alternativo a un lavoro
dignitoso, non può diventare parte di un progetto di politica di
integrazione sociale perché è ulteriormente lesivo della dignità di un
essere umano in quanto offre pseudo-soluzioni soltanto a poche persone nell’ambito di un mercato che presenta sacche di abusivismo e di illeciti.
Questa non è politica sociale pro immigrazione, ma è permettere una sorta di corte dei miracoli e nel mentre compiacersi di attuare un progetto che contribuisce ad avvelenare il pozzo
delle politiche dell'immigrazione, avendone precostituito il
riconoscimento e l’accettazione di irregolarità e di aver costruito e
veicolato lo stesso progetto su un abuso di legge, quindi un reato.
Sin
dai suoi primi insediamenti questo fenomeno è stato politicamente
sottovalutato dalle precedenti amministrazioni comunali che hanno sempre
nicchiato (e quella attuale non è da meno) permettendogli di crescere
ed espandersi in maniera abnorme.
Tuttavia,
come abbiamo già più volte fatto presente all’assessore Giusta, quel
mercato dovrebbe essere organizzato in altro modo.
Intanto
disciplinato, che rispetti il regolamento a lui dedicato, gli operatori
ammessi alla manifestazione debbono essere sempre presenti presso il
modulo loro attribuito e tenere ben esposti l’attestazione di
occupazione dell’area e il tesserino rilasciati loro per la
partecipazione alla manifestazione stessa.
Deve
essere collocato in un’area regolamentata dalle condizioni di sicurezza
vigenti, che non sia a ridosso di civili abitazioni, con idonei ed
adeguati accessi disposti a tutela della pubblica salute e della
pubblica incolumità e per altre cause di forza maggiore, come il rischio
incendi e di situazioni di emergenza.
Deve avere una pavimentazione adeguata e percorribile a piedi e per gli eventuali mezzi di soccorso.
All’interno
dell’area debbono essere collocati servizi igienici, di cui uno per i
disabili, che debbono essere dignitosi e mantenuti puliti a cura
dell’organizzazione.
Deve
disporre di un’organizzazione interna che si avvale di addetti ai
servizi di controllo e alla sicurezza che siano completamente formati e
abilitati e qualificati con patentino; gli addetti ai servizi di
controllo presenti nel corso di tutto il tempo in cui si svolge la
manifestazione dovrebbero vigilare sugli oggetti che non possono essere
venduti da regolamento.
Dovrebbe
essere ripulito dopo la chiusura del mercato e rispettato da tutti gli
operatori il divieto di abbandonare nell’area, le merci risultate
invendute.
L’attuale
soluzione è inaccettabile per i commercianti e per i cittadini in
genere: ci chiediamo dove sta il rispetto del principio di eguaglianza?
Che
basti la povertà a giustificare un commercio pluridecennale di merce
incontrollata ed incontrollabile è un illecito amministrativo che prende
in giro quanti vivono del commercio pagando tasse, plateatico,
contributi previdenziali e quanto di altro si vedano caricati dalla loro
attività.
Quel
che è peggio è che il più mal circondato tra tutti gli Assessori
dell’ultimo secolo, l’assessore Giusta, supercazzola a parte, è privo
di una seria volontà politica, non pare disporre neppure di una parvenza
di visione di riqualificazione del quartiere.
E
in tutto questo deserto di idee, annuncia ripetutamente “ragionamenti”
astrusi finalizzati a spostamenti a casaccio, con un’ipocrisia di fondo:
tante dichiarazioni concilianti che vengono rilasciate di volta in
volta, mai coerenti l’una con l’altra.
Sfortunatamente
sul nostro, come su altri fronti, la sindaca è latitante, arroccata a
palazzo civico, anche lei troppo impegnata per ricevere i comitati e le
associazioni scomodi del territorio, con una segreteria abilissima a
filtrare e selezionare accuratamente le richieste di incontro, pronta
non già allo sbandierato confronto con le periferie di elettorale
memoria quanto, piuttosto, a stringerseli attorno facendo quadrato per
difenderla dai cittadini indesiderati, dai portatori di istanze
problematiche come noi, fungendo da ponte levatoio; se si esclude il
serio interessamento di pochissimi, la giunta risulta praticamente
assente sul tema e i consiglieri sono divisi su due fronti: spostamento
si, spostamento no.
E’
sicuramente uno strano modo di dialogare con i cittadini, piuttosto che
incontrarli la sindaca predilige i social network e le community, è un
metodo che appare piuttosto banale ed infantile ma permette di tirare a
campare e di difendersi dai cittadini scocciatori e rompiballe.
Il
risultato è sotto gli occhi di tutti: un problema irrisolto, una
sindaca troppo occupata per preoccuparsene e un assessore ormai
latitante da mesi sul territorio.
A
onor del vero il suo impegno non è che fosse poi così pregnante neppure
prima: all’epoca dell’ordinanza del divieto di sosta, tramite alcuni
suoi collaboratori, l’assessore Giusta contattò i cittadini di San
Pietro in Vincoli, per spiegare loro “la bontà” del progetto, un paio di
telefonate di circostanza ed ecco assolta anche la coscienza
istituzionale.
Dopodiché
annunci periodici sparati un pò a vanvera e un pò a casaccio, promesse
vaghe (ma anche entro date precise, come si impegnò pubblicamente a fare
la sindaca nell’inverno 2017 in una riunione pubblica al Cecchi Point)
di spostamento in aree volutamente improbabili, l’accortezza di
disertare gli incontri più problematici, la rara capacità si dichiarare
tutto e il contrario di tutto pur di difendersi dagli eventuali attacchi
contro Palazzo Civico.
Accidenti!
A questa sindaca di una amministrazione 5 Stelle, con un’evidente
sindrome da Generale Custer accerchiata dai Sioux (noi cittadini), se si
fosse degnata di riceverci avremmo voluto dire che con le nostre
ragioni, stiamo solo rivendicando il sacrosanto diritto di vivere e
lavorare nel nostro territorio, allontanando il degrado, anche magari il
diritto di poter dormire sonni tranquilli, senza essere intrattenuti
dalle performances notturne degli zingari di cui volentieri faremmo a
meno.
All’assessore
Giusta che, pur avendo la soluzione a portata di mano è riuscito a
tenere ostaggio del degrado commercianti e residenti, portando un
territorio al limite della sopravvivenza, sia dal punto di vista
commerciale che dal punto di vista di qualità della vita, avremmo voluto
suggerire di smettere di “pensarci” e, magari di fare qualcosa di
utile.
Perché
finora è riuscito solo a mettere in soqquadro un intero territorio, a
distruggere degli equilibri che stavano già precariamente in bilico, a
spazzare via ogni genere di relazioni che sussistevano in virtù di
conoscenze decennali.
È riuscito a precostituire fazioni l’una contra l’altra schierate, ha creato una sorta di Guelfi e Ghibellini.
Gli
vorremmo far presente che più insiste sulla sua indecisione e più la
faida territoriale prende il sopravvento e cresce in maniera
esponenziale, e con essa la rabbia dei residenti.
E
ad entrambi, assessore e sindaca, vorremmo fare capire che questa
politica, la prima interlocutrice a doversi assumere l'onere di
intervenire, ha dimostrato finora di non essere capace di fare nulla, se
non un brutto pasticciaccio di cui, francamente, non avevamo davvero
bisogno.
Adriana Romeo
Presidente
Associazioni e Comitati Riuniti di Porta Palazzo
Pubblicato il 24 ottobre 2018 sul giornale online Civico 20 news
Pubblicato il 24 ottobre 2018 sul giornale online Civico 20 news
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