giovedì 25 ottobre 2018

MARCO GIUSTA, L'ASSESSORE PENSATORE


 Risultati immagini per PIPPO CON PUNTO INTERROGATIVO

Ancora una volta assistiamo sbalorditi all’ennesimo proclama dell’Assessore Giusta che, come un prestigiatore poco capace incasina le sue stesse carte mischiandole maldestramente, col solo risultato di allungare il tempo di risoluzione dello spostamento del “Barattolo”.

Come lo fa? Ancora una volta (l’ennesima) comunicando a tutti “che sta ragionando” sulla scelta di ben tre nuove aree.

Sarà, ma a tutti noi semplici cittadini l’Assessore “che sta ragionando” evoca da vicino il Pippo di Walt Disney che, quando disegnato quando “pensa”, riesce a produrre solo il punto interrogativo e null’altro.
Ad ascoltarlo, è così che ce lo immaginiamo, assorto nell’ennesimo ragionamento inconcludente, ormai ostaggio dei suoi stessi ragionamenti, come intrappolato senza averne neanche più la forza di uscire.
O come il protagonista della nuova versione di una celebre tela di Omerica memoria, tessuta e smontata senza fine al solo scopo di guadagnare (o piuttosto perdere) tempo evitando di decidere.

Forse qualcuno dovrebbe dire a questa novella “Penelope” che tutti i suoi “ragionamenti” appaiono risposte priva di senso logico, parole buttate in modo approssimativo per esprimere “soluzioni” inesistenti, un modo come un altro per dare aria alle corde vocali senza dire nulla, praticamente l’ennesima supercazzola con scappellamento a destra come se fosse antani, per dirla  con le parole del Conte Mascetti.

L’assessore Giusta, già lo scorso mese di maggio, in Consiglio Comunale dichiarò di non avere “ancora” aggiornamenti in merito alla situazione in futuro.

“….Ancora?”

Ma allora, dopo averci tanto lungamente “lavorato” ed ancora più profondamente “ragionato”, senza aver individuato una soluzione al problema, cosa fa, concretamente, il nostro assessore Giusta?

Si inventa una “strategia vincente”, in pratica la supercazzola con l’obiettivo dichiarato, oltre che di scappellare a destra, finanche di alleggerire l’occupazione del venerdì degli zingari, peraltro già sperimentata dalla giunta precedente con risultati fallimentari.

E’ l’ennesimo gavettone supergalattico.

Si tratta dell'ordinanza che vieta il parcheggio dalle 18 alle 24 del venerdì e dalla mezzanotte alle 4 del sabato, su tutta l'area di San Pietro in Vincoli, via Cirio, strada del Fortino e fino a Canale Molassi, con tanto di  promessa, ovviamente mai mantenuta, di fantomatici pass che sarebbero assegnati ai residenti.

Ma davvero ci voleva cotanto “pensamento” per  inventarsi la supercazzola del divieto di sosta (in un’area in cui un mercato è estremamente invasivo prima, durante e dopo il suo svolgimento) che alla fine riesce soltanto a complicare ulteriormente la vita dei residenti di San Pietro in Vincoli e delle vie limitrofe?

I risultati sono evidenti: dal mese di maggio i residenti non solo non possono utilizzare il parcheggio di San Pietro in Vincoli, ma a partire da ogni venerdì pomeriggio beneficiano della convivenza con orde di camper di zingari molesti e violenti che giunti in loco non solo seguitano a sostare all’interno dell’area parcheggio, ma lo fanno nel peggiore e più invasivo dei modi, cioè chiassosamente proprio sotto alle finestre delle civili abitazioni.

Ma venerdì scorso 19 ottobre,  mentre il nostro assessore sta probabilmente  “ragionando”, inaspettatamente accade qualcosa di singolare:

i camper degli zingari, che abitualmente da anni raggiungono il parcheggio di San Pietro in Vincoli, corso Ciriè e piazza Sassari, non arrivano!

Ancora più singolare ciò lo è, se si aggiunge che tutto questo è accaduto senza il contributo degli agenti della Polizia Municipale, che sono stati avvistati intorno alle ore 20,00.

Questo episodio, che è a dir poco atipico, non è però una novità:

per noi, che a differenza di certi attuali politici dalla vision alquanto improbabile abbiamo una lunga memoria storica, si tratta di un dejà vu, e possiamo azzardarne una chiave di lettura che (senza neppure doverci spremere troppo le meningi a “ragionarci” sopra), probabilmente è più reale dei vaneggiamenti del palazzo.

Qualcuno ha voluto dimostrare di avere il potere di poter gestire gli zingari e di poterli veicolare altrove.

E’ incredibile, ma è così: c’è qualcuno, inverosimilmente, che è stato in grado di impedire agli zingari (la comunità più emarginata al mondo, ingestibile per antonomasia a causa del suo stile di vita, che pretende di vivere in una società senza appartenervi e senza rispettare le regole, evitando accuratamente di lasciarsi assorbire) di raggiungere venerdì scorso San Pietro in Vincoli, corso Ciriè e piazza Sassari. 

E’ un qualcuno che forse ha voluto dimostrare fattivamente il proprio peso, dando un segno di forza e non di debolezza.

Il mercato di libero scambio (o barattolo che sia) è uno sciagurato progetto,  una stortura, una deformazione e lo sa questa Amministrazione, come lo sapevano le precedenti che addirittura avevano condotto un'indagine secondo la quale, straordinariamente rispetto al vero, riferiva risultati di alta disponibililtà nel territorio e quindi nei cittadini, ad accogliere un altro ennesimo mercato regolarizzato.

A questo proposito potremmo dire che certamente sa pure che è il progetto attaccabile perché, se altrimenti fosse un buon progetto migliorato con un regolamento rivisto e modificato, non avrebbe bisogno, ad ogni piè sospinto, di apparire numerose volte sulle cronache cittadine, come sta accadendo da due anni a questa parte con racconti edulcorati nel tentativo di far emergere l’idea che si tratti di un mercato di qualità. 

Non solo, è in atto una sistematica e martellante campagna di informazione mediatica, da parte di alcuni gruppettari pro Barattolo, che sta tentando di vendere alla città come non solo come legittima l’attuale sede ma anche come la migliore delle soluzioni.

Ma è una grande e arcinota ipocrisia!

Dove sta l’ipocrisia?

Sta nello strumentalizzare ogni aspetto dell’emarginazione sociale: la crisi, la povertà, l'immigrazione, la disoccupazione, per coprire l’attuale incapacità ad amministrare seriamente la questione ed a nascondere tutte le défaillances pregresse sul tema. 

Le politiche di integrazione che ci aspettiamo noi cittadini, sono ben altre e soprattutto riguardano scelte politiche che interessano "tutti gli immigrati", proprio in rispetto di quel principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione.

L’agire attuale, l’offrire a un immigrato la possibilità di vendere cose vecchie e usate, non può essere considerato alternativo a un lavoro dignitoso, non può diventare parte di un progetto di politica di integrazione sociale perché è ulteriormente lesivo della dignità di un essere umano in quanto offre pseudo-soluzioni soltanto a poche persone nell’ambito di un mercato che presenta sacche di abusivismo e di illeciti. 

Questa non è politica sociale pro immigrazione, ma è permettere una sorta di corte dei miracoli e nel mentre compiacersi di attuare un progetto che contribuisce ad avvelenare il pozzo delle politiche dell'immigrazione, avendone precostituito il riconoscimento e l’accettazione di irregolarità e di aver costruito e veicolato lo stesso progetto su un abuso di legge, quindi un reato. 

Sin dai suoi primi insediamenti questo fenomeno è stato politicamente sottovalutato dalle precedenti amministrazioni comunali che hanno sempre nicchiato (e quella attuale non è da meno) permettendogli di crescere ed espandersi in maniera abnorme. 

Tuttavia, come abbiamo già più volte fatto presente all’assessore Giusta, quel mercato dovrebbe essere organizzato in altro modo.

Intanto disciplinato, che rispetti il regolamento a lui dedicato, gli operatori ammessi alla manifestazione debbono essere sempre presenti presso il modulo loro attribuito e tenere ben esposti l’attestazione di occupazione dell’area e il tesserino rilasciati loro per la partecipazione alla manifestazione stessa.

Deve essere collocato in un’area regolamentata dalle condizioni di sicurezza vigenti, che non sia a ridosso di civili abitazioni, con idonei ed adeguati accessi disposti a tutela della pubblica salute e della pubblica incolumità e per altre cause di forza maggiore, come il rischio incendi e di situazioni di emergenza. 

Deve avere una pavimentazione adeguata e percorribile a piedi e per gli eventuali mezzi di soccorso.

All’interno dell’area debbono essere collocati servizi igienici, di cui uno per i disabili, che debbono essere dignitosi e mantenuti puliti a cura dell’organizzazione.

Deve disporre di un’organizzazione interna che si avvale di addetti ai servizi di controllo e alla sicurezza che siano completamente formati e abilitati e qualificati con patentino; gli addetti ai servizi di controllo presenti nel corso di tutto il tempo in cui si svolge la manifestazione dovrebbero vigilare sugli oggetti che non possono essere venduti da regolamento.

Dovrebbe essere ripulito dopo la chiusura del mercato e rispettato da tutti gli operatori il divieto di abbandonare nell’area, le merci risultate invendute. 

L’attuale soluzione è inaccettabile per i commercianti e per i cittadini in genere: ci chiediamo dove sta il rispetto del principio di eguaglianza? 

Che basti la povertà a giustificare un commercio pluridecennale di merce incontrollata ed incontrollabile è un illecito amministrativo che prende in giro quanti vivono del commercio pagando tasse, plateatico, contributi previdenziali e quanto di altro si vedano caricati dalla loro attività.



Quel che è peggio è che il più mal circondato tra tutti gli Assessori dell’ultimo secolo, l’assessore Giusta, supercazzola a parte, è  privo di una seria volontà politica, non pare disporre neppure di una parvenza di visione di riqualificazione del quartiere.



E in tutto questo deserto di idee, annuncia ripetutamente “ragionamenti” astrusi finalizzati a spostamenti a casaccio, con un’ipocrisia di fondo: tante dichiarazioni concilianti che vengono rilasciate di volta in volta, mai coerenti l’una con l’altra.



Sfortunatamente sul nostro, come su altri fronti, la sindaca è latitante, arroccata a palazzo civico, anche lei troppo impegnata per ricevere i comitati e le associazioni scomodi del territorio, con una segreteria abilissima a filtrare e selezionare accuratamente le richieste di incontro, pronta non già allo sbandierato confronto con le periferie di elettorale memoria quanto, piuttosto, a stringerseli attorno facendo quadrato per difenderla dai cittadini indesiderati, dai portatori di istanze problematiche come noi, fungendo da ponte levatoio; se si esclude il serio interessamento di pochissimi, la giunta risulta praticamente assente sul tema e i consiglieri sono divisi su due fronti: spostamento si, spostamento no.



E’ sicuramente uno strano modo di dialogare con i cittadini, piuttosto che incontrarli la sindaca predilige i social network e le community, è un metodo che appare piuttosto banale ed infantile ma permette di tirare a campare e di difendersi dai cittadini scocciatori e rompiballe.



Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un problema irrisolto, una sindaca troppo occupata per preoccuparsene e un assessore ormai latitante da mesi sul territorio.



A onor del vero il suo impegno non è che fosse poi così pregnante neppure prima: all’epoca dell’ordinanza del divieto di sosta, tramite alcuni suoi collaboratori, l’assessore Giusta contattò i cittadini di San Pietro in Vincoli, per spiegare loro “la bontà” del progetto, un paio di telefonate di circostanza ed ecco assolta anche la coscienza istituzionale.



Dopodiché annunci periodici sparati un pò a vanvera e un pò a casaccio, promesse vaghe (ma anche entro date precise, come si impegnò pubblicamente a fare la sindaca nell’inverno 2017 in una riunione pubblica al Cecchi Point) di spostamento in aree volutamente improbabili, l’accortezza di disertare gli incontri più problematici, la rara capacità si dichiarare tutto e il contrario di tutto pur di difendersi dagli eventuali attacchi contro Palazzo Civico.



Accidenti! A questa sindaca di una amministrazione 5 Stelle, con un’evidente  sindrome da Generale Custer accerchiata dai Sioux (noi cittadini), se si fosse degnata di riceverci avremmo voluto dire che con le nostre ragioni, stiamo solo rivendicando il sacrosanto diritto di vivere e lavorare nel nostro territorio, allontanando il degrado, anche magari il diritto di poter dormire sonni tranquilli, senza essere intrattenuti dalle performances notturne degli zingari di cui volentieri faremmo a meno.



All’assessore Giusta che, pur avendo la soluzione a portata di mano è riuscito a tenere ostaggio del degrado commercianti e residenti, portando un territorio al limite della  sopravvivenza, sia dal punto di vista commerciale che dal punto di vista di qualità della vita, avremmo voluto suggerire di smettere di “pensarci” e, magari di fare qualcosa di utile.



Perché finora è riuscito solo a mettere in soqquadro un intero territorio, a distruggere degli equilibri che stavano già precariamente in bilico, a spazzare via ogni genere di relazioni che sussistevano in virtù di conoscenze decennali.

È riuscito a precostituire fazioni l’una contra l’altra schierate, ha creato una sorta di Guelfi e Ghibellini.



Gli vorremmo far presente che più insiste sulla sua indecisione e più la faida  territoriale prende il sopravvento e cresce in maniera esponenziale, e con essa la rabbia dei residenti.



E ad entrambi, assessore e sindaca, vorremmo fare capire che questa politica, la prima interlocutrice a doversi assumere l'onere di intervenire, ha dimostrato finora di non essere capace di fare nulla, se non un brutto pasticciaccio di cui, francamente, non avevamo davvero bisogno.



Adriana Romeo

Presidente

Associazioni e Comitati Riuniti di Porta Palazzo

Pubblicato il 24 ottobre 2018 sul giornale online Civico 20 news

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