domenica 2 dicembre 2018

NON APRITE QUELLA PORTA!





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Sindaca per caso.
Il ruolo istituzionale del sindaco…ma per caso.


La retorica dell’uno vale uno – vero cult del movimento 5 stelle - svalutando la competenza, dimentica completamente la professionalità ed esclude una preparazione formativa.

Alle inferocite sette “madamine”, pasionarie alquanto improvvisate del SI-TAV, forse per rincuorarle dalla cocente delusione del sostanziale (prevedibile) disinteresse opposto del Presidente della Repubblica alla loro richiesta di incontro, la prima cittadina ha pubblicamente proposto un confronto, dichiarando che “la sua porta è sempre aperta”.

Dichiarazione interessante da parte di quella che da sempre più l’impressione di essere una sindaca-per-caso, catapultata in una realtà infinitamente più grande di lei, sicuramente piena di buona volontà, ma invero in balia di venti contrastanti e poco rispondente alla esigenze della realtà di una città complessa come Torino.

Ma non divaghiamo (per questo ci pensa già l’Assessore Giusta), torniamo al punto, viene spontaneo chiedersi per chi sia davvero aperta questa porta?
Vediamo.

Che non sia aperta al torinese medio, quello non politicamente orientato ma evidentemente un po’ deluso (e disilluso) nelle aspettative iniziali, lo si capisce fin troppo facilmente da come questi esprima oggi il suo “entusiasmo” ed il suo apprezzamento per le tante non-decisioni dell’attuale Sindaca-per-caso, ivi compreso lo scivolamento costante verso il basso nella classifica della qualità della vita, conquistando niente po’ po’ di meno che il settantottesimo podio (è notizia di oggi) della classifica.

Che non sia aperta neppure a chi chiede, sempre più sfiduciato, più sicurezza e legalità, lo si capisce fin troppo facilmente dal progressivo e costante defilarsi della prima cittadina.

L’ultima chicca sono gli obiettivi assegnati al Corpo di Polizia Municipale della città (non è certo un mistero, ne hanno parlato ampiamente tutti i giornali cittadini) finalizzati a combattere insicurezza e delinquenza contrastando il divieto di sosta e la zona disco (sich!).

Se non bastasse, ecco la patetica ordinanza di divieto di vendita di bottiglie e lattine per asporto riservata a qualche isola (in)felice del territorio, subordinata a così tanti cavilli e limiti da essere di fatto del tutto inadeguata a risolvere il problema.

Per non parlare del rifiuto, da parte della prima cittadina, di applicare il DASPO urbano neppure nei casi più eclatanti e conclamati di opportunità in pezzi di quartieri dove i bivacchi sono quotidiana consuetudine.

Che non sia aperta neppure per chi ancora si illude nella coltivazione di sogni, aventi per oggetto iniziative culturali targate Torino, o si trastulli addirittura con visioni di cerchi olimpici ammantati della neve delle nostre montagne, è fin troppo facile capirlo. Come sparare sulla croce rossa !

Ora, qualcuno potrebbe anche obiettare che su queste tematiche di così tanto spessore ideologico poco possa pesare la figura di questa Sindaca-per-caso ma, grandi temi a parte, anche nel suo piccolo, pare proprio che la famosa porta sia alquanto chiusa.

Non è di sicuro aperta per chi, sopravvissuto a quella bolgia dantesca che è diventata Piazza Baldissera in orario serale, chiede di rimediare ad una pianificazione scellerata (ad onor del vero non del tutto imputabile all’attuale amministrazione ma, anche, non per questo liquidabile con un superficiale e inaccettabile invito a lasciare l’auto in garage ed andare a piedi o in bicicletta).

E non è di sicuro aperta per gli abitanti di San Pietro in Vincoli, sempre più esasperati e sempre più disillusi sulle promesse di elettorale memoria.

E del suo impegno, formalmente espresso di fronte ad una pubblica assemblea in una ormai lontana e fredda sera invernale dello scorso anno, di spostare il Barattolo entro la primavera (di che decennio)?

Chi si ricorda delle promesse elettorali di attenzione per le periferie, si domanda: che fine hanno fatto?

Se apriamo ancora una volta il capitolo sul tema della sicurezza nella città di Torino, sono percepibili alcuni segni tangibili ed evidenti di un forte scollamento tra le attività delle forze dell’ordine e le politiche dell’amministrazione comunale.

Ormai, dagli accadimenti di Piazza San Carlo, sono note le vicende di questa natura che si susseguono con sempre maggiore frequenza: se si pensa che sul solo territorio di Porta Palazzo, Borgo Dora, Canale dei Molassi e San Pietro in Vincoli, aree in cui si svolgono nella giornata del sabato ben tre mercati: Porta Palazzo, Balon e Barattolo, la presenza delle forze dell’ordine è pressoché inesistente e l’unico presidio consiste nella presenza di n. 8 agenti della Polizia Municipale, che debbono gestire le quattro aree.

E, a proposito di porte rimaste rigorosamente chiuse, su questo importantissimo tema sono stati più volte interpellati Sindaca, Questore e Prefetto, che hanno più volte declinato la richiesta di comitati e associazioni del territorio di un incontro in proposito perché in tutt’altre faccende affacendati.
Eccezion fatta per il prefetto che, bontà sua, ci ricevette dopo otto mesi circa. In questa città le porte istituzionali sono diventate ermetiche e invalicabili.

E non finisce qui!
Il Prefetto e le figure apicali delle forze dell’ordine hanno sospeso la partecipazione al Comitato Sicurezza di Porta Palazzo, dei referenti del territorio di Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza.

Si tratta di un progetto pilota, nato in via sperimentale nel settembre 2001 (all’epoca unico in Italia) per volontà dell’allora Prefetto Achille Catalani e dell’ex sindaco Sergio Chiamparino che propose, nel corso di un’assemblea pubblica, di costituire il Comitato Sicurezza per Porta Palazzo e lanciò l’invito al Prefetto, che lo raccolse e ne diramò l’indicazione alle figure apicali delle Forze dell’Ordine.

Per i cittadini l’importanza del Comitato Sicurezza consiste nell’avere uno spazio in cui confrontarsi con le istituzioni, uno spazio che, al tempo stesso, offre l’opportunità di conoscere chi lavora sul territorio, di relazionarsi con un approccio informale e di vicinanza con le forze dell’ordine e altre istituzioni.

L’obiettivo del Comitato Sicurezza è di promuovere l’incremento della collaborazione istituzionale in materia di sicurezza pubblica oltre che promuovere un rapporto diretto fra forze dell’ordine e territorio.

Una conquista sociale della società civile che una certa volontà politica vorrebbe cancellare.
Questo purtroppo riduce inevitabilmente l’operatività del Comitato Sicurezza di Porta Palazzo, rendendo evidentemente più complicato e difficile il coordinamento dei cittadini con i Carabinieri, la Guardia di Finanza e la Polizia Municipale, che da sempre collaborano per il buon risultato dello stesso.

Se avessimo potuto oltrepassare quella porta sempre aperta, alla sindaca più mal circondata dell’ultimo secolo e consigliata peggio (tanto da giocarsela con lo zar Nicola II), ci sarebbe piaciuto raccontare che nella quotidianità di un vissuto sempre ad alta tensione per i cittadini, cioè con l'apertura delle attività del mercato, il territorio è sottoposto all'assalto di parcheggi difficilmente controllati, spacciatori, ambulanti abusivi, tossicodipendenti, scippatori, ricettatori, bivacchi in strada di individui dediti al consumo di bevande alcooliche e soliti alle minzioni a cielo aperto.

Se avessimo potuto oltrepassare quella porta sempre aperta, avremmo voluto dire alla Sindaca che questi problemi sociali ci toccano da vicino e influiscono sui nostri sentimenti, sul nostro vivere quotidiano e sui nostri comportamenti, avremmo voluto raccontarle che il Comitato Sicurezza di Porta Palazzo è una conquista politica della società civile, migliorabile ma non eliminabile in un ambiente a forte tasso di criticità come quello in cui abitiamo e per questo avremmo chiesto alla Sindaca seppure per-caso una sua intermediazione presso il tavolo dell’ordine e della sicurezza che si svolge in Prefettura.

Ecco, in questi casi la famosa porta sempre aperta, è solo quella conduce ad un’anticamera appositamente allestita, piena di vaghe e fumose promesse.
Quella in cui si aggira inconcludente anche un assessore ancora più confuso, ancora più “per caso” di lei.

Nell’immaginario collettivo, la sindaca Appendino viene percepita dai cittadini torinesi come l’istituzione inaccessibile per antonomasia arroccata saldamente a palazzo civico, trasformato esclusivamente per i cittadini in una fortezza inespugnabile, circondato da un metaforico fossato da cui si accede attraverso un altrettanto metaforico ponte levatoio (alla faccia della tanto scampanellata partecipazione!) che pochi cittadini hanno la fortuna di attraversare e di giungere al cospetto della sindaca, ci arrivano solo superando un test selezionatissimo, (manco fossero Indiana Jones!) a cura di una rigorosa e addestrata segreteria che ha ricevuto un preciso ordine perentorio: non aprite quella porta!

I cittadini più incalzanti, (ma anche più disperati) evidentemente meno meritevoli di giungere al cospetto della sindaca, vengono accuratamente veicolati a questo o a quel assessore o al capo gabinetto di turno.

La porta sempre aperta di cui parla la sindaca Appendino è in realtà corazzata, un'invalicabile difesa contro tentativi di incontro di cittadini assillanti, pressanti, insistenti e opprimenti, allo stesso modo in cui lo è stata anche la sindaca stessa e secondo la migliore tradizione dei pentastellati, ai tempi in cui ricopriva il ruolo di consigliera comunale e promuoveva a destra e a manca la trasparenza, la partecipazione e il rapporto di collaborazione tra cittadino e pubblica amministrazione.

Altro che porta sempre aperta!
E’ una porta che resta muta ed inaccessibile, come l’entrata di una piramide egizia.

Concluderei con un’altra porta chiusa, altrettanto drammaticamente famosa, quella del ristorante londinese location del film Spaghetti House, come non ricordare i cinque camerieri italiani ostaggi di tre rapinatori, che inventando una motivazione politica, fingono di appartenere ad una organizzazione terroristica e appunto attraverso la porta della cucina iniziano a negoziare con gli ufficiali dell'antiterrorismo che fanno pressione per mandare in azione il commando, anche a costo di provocare una strage: e qui l’esclamazione di un grande Nino Manfredi:
"A me mica me fanno paura questi che ce vonno ammazzà, a me me fate paura che ce dovete difende!".



Pubblicato su Civico 20 News - 22.11.2018
http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=31074

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