Sindaca
per caso.
Il
ruolo istituzionale del sindaco…ma per caso.
La
retorica dell’uno
vale uno – vero cult del movimento 5 stelle - svalutando
la competenza, dimentica completamente la professionalità ed esclude
una preparazione formativa.
Alle
inferocite sette “madamine”, pasionarie alquanto improvvisate del
SI-TAV, forse per rincuorarle dalla cocente delusione del sostanziale
(prevedibile) disinteresse opposto del Presidente della Repubblica
alla loro richiesta di incontro, la prima cittadina ha pubblicamente
proposto un confronto, dichiarando che “la
sua porta è sempre aperta”.
Dichiarazione
interessante da parte di quella che da sempre più l’impressione di
essere una sindaca-per-caso,
catapultata in una realtà infinitamente più grande di lei,
sicuramente piena di buona volontà, ma invero in balia di venti
contrastanti e poco rispondente alla esigenze della realtà di una
città complessa come Torino.
Ma
non divaghiamo (per questo ci pensa già l’Assessore Giusta),
torniamo al punto, viene spontaneo chiedersi per chi sia davvero
aperta questa porta?
Vediamo.
Che
non sia aperta al torinese medio, quello non politicamente orientato
ma evidentemente un po’ deluso (e disilluso) nelle aspettative
iniziali, lo si capisce fin troppo facilmente da come questi esprima
oggi il suo “entusiasmo” ed il suo apprezzamento per le tante
non-decisioni dell’attuale Sindaca-per-caso,
ivi compreso lo scivolamento costante verso il basso nella classifica
della qualità della vita, conquistando niente po’ po’ di meno
che il settantottesimo podio (è notizia di oggi) della classifica.
Che
non sia aperta neppure a chi chiede, sempre più sfiduciato, più
sicurezza e legalità, lo si capisce fin troppo facilmente dal
progressivo e costante defilarsi della prima cittadina.
L’ultima
chicca sono gli obiettivi assegnati al Corpo di Polizia Municipale
della città (non è certo un mistero, ne hanno parlato ampiamente
tutti i giornali cittadini) finalizzati a combattere insicurezza e
delinquenza contrastando
il divieto di sosta e la zona disco (sich!).
Se
non bastasse, ecco la patetica ordinanza di divieto di vendita di
bottiglie e lattine per asporto riservata a qualche isola (in)felice
del territorio, subordinata a così tanti cavilli e limiti da essere
di fatto del tutto inadeguata a risolvere il problema.
Per
non parlare del rifiuto, da parte della prima cittadina, di applicare
il DASPO urbano neppure nei casi più eclatanti e conclamati di
opportunità in pezzi di quartieri dove i bivacchi sono quotidiana
consuetudine.
Che
non sia aperta neppure per chi ancora si illude nella coltivazione di
sogni, aventi per oggetto iniziative culturali targate Torino, o si
trastulli addirittura con visioni di cerchi olimpici ammantati della
neve delle nostre montagne, è fin troppo facile capirlo. Come
sparare sulla croce rossa !
Ora,
qualcuno potrebbe anche obiettare che su queste tematiche di così
tanto spessore ideologico poco possa pesare la figura di questa
Sindaca-per-caso
ma, grandi temi a parte, anche nel suo piccolo, pare proprio che la
famosa porta sia alquanto chiusa.
Non
è di sicuro aperta per chi, sopravvissuto a quella bolgia dantesca
che è diventata Piazza Baldissera in orario serale, chiede di
rimediare ad una pianificazione scellerata (ad onor del vero non del
tutto imputabile all’attuale amministrazione ma, anche, non per
questo liquidabile con un superficiale e inaccettabile invito a
lasciare l’auto in garage ed andare a piedi o in bicicletta).
E
non è di sicuro aperta per gli abitanti di San Pietro in Vincoli,
sempre più esasperati e sempre più disillusi sulle promesse di
elettorale memoria.
E
del suo impegno, formalmente espresso di fronte ad una pubblica
assemblea in una ormai lontana e fredda sera invernale dello scorso
anno, di spostare il Barattolo entro la primavera (di che decennio)?
Chi
si ricorda delle promesse elettorali di attenzione per le periferie,
si domanda: che fine hanno fatto?
Se
apriamo ancora una volta il capitolo sul tema della sicurezza nella
città di Torino, sono percepibili alcuni segni tangibili ed evidenti
di un forte scollamento tra le attività delle forze dell’ordine e
le politiche dell’amministrazione comunale.
Ormai,
dagli accadimenti di Piazza San Carlo, sono note le vicende di questa
natura che si susseguono con sempre maggiore frequenza: se si pensa
che sul solo territorio di Porta Palazzo, Borgo Dora, Canale dei
Molassi e San Pietro in Vincoli, aree in cui si svolgono nella
giornata del sabato ben tre mercati: Porta Palazzo, Balon e
Barattolo, la presenza delle forze dell’ordine è pressoché
inesistente e l’unico presidio consiste nella presenza di n. 8
agenti della Polizia Municipale, che debbono gestire le quattro aree.
E,
a proposito di porte rimaste rigorosamente chiuse, su questo
importantissimo tema sono stati più volte interpellati Sindaca,
Questore e Prefetto, che hanno più volte declinato la richiesta di
comitati e associazioni del territorio di un incontro in proposito
perché in tutt’altre faccende affacendati.
Eccezion
fatta per il prefetto che, bontà sua, ci ricevette dopo otto mesi
circa. In questa città le porte istituzionali sono diventate
ermetiche e invalicabili.
E
non finisce qui!
Il
Prefetto e le figure apicali delle forze dell’ordine hanno sospeso
la partecipazione al Comitato Sicurezza di
Porta
Palazzo, dei referenti del territorio di Polizia di Stato,
Carabinieri e Guardia di Finanza.
Si
tratta di un progetto pilota, nato in via sperimentale nel settembre
2001 (all’epoca unico in Italia) per volontà dell’allora
Prefetto Achille Catalani e dell’ex sindaco Sergio Chiamparino che
propose, nel corso di un’assemblea pubblica, di costituire il
Comitato Sicurezza per Porta Palazzo e lanciò l’invito al
Prefetto, che lo raccolse e ne diramò l’indicazione alle figure
apicali delle Forze dell’Ordine.
Per
i cittadini l’importanza del Comitato Sicurezza consiste nell’avere
uno spazio in cui confrontarsi con le istituzioni, uno spazio che, al
tempo stesso, offre l’opportunità di conoscere chi lavora sul
territorio, di relazionarsi con un approccio informale e di vicinanza
con le forze dell’ordine e altre istituzioni.
L’obiettivo
del Comitato Sicurezza è di promuovere l’incremento della
collaborazione istituzionale in materia di sicurezza pubblica oltre
che promuovere un rapporto diretto fra forze dell’ordine e
territorio.
Una
conquista sociale della società civile che una certa volontà
politica vorrebbe cancellare.
Questo
purtroppo riduce inevitabilmente l’operatività del Comitato
Sicurezza di Porta Palazzo, rendendo evidentemente più complicato e
difficile il coordinamento dei cittadini con i Carabinieri, la
Guardia di Finanza e la Polizia Municipale, che da sempre collaborano
per il buon risultato dello stesso.
Se
avessimo potuto oltrepassare quella porta
sempre aperta,
alla
sindaca
più mal circondata dell’ultimo secolo e consigliata peggio (tanto
da giocarsela con lo zar Nicola II),
ci
sarebbe piaciuto raccontare che nella
quotidianità di un vissuto sempre ad alta tensione per i cittadini,
cioè con l'apertura delle attività del mercato, il territorio è
sottoposto all'assalto di parcheggi difficilmente controllati,
spacciatori, ambulanti abusivi, tossicodipendenti, scippatori,
ricettatori, bivacchi in strada di individui dediti al consumo di
bevande alcooliche e soliti alle minzioni a cielo aperto.
Se
avessimo potuto oltrepassare quella porta sempre
aperta, avremmo
voluto dire alla Sindaca che questi problemi sociali ci toccano da
vicino e influiscono sui nostri sentimenti, sul nostro vivere
quotidiano e sui nostri comportamenti, avremmo voluto raccontarle
che il Comitato Sicurezza di Porta Palazzo è una conquista politica
della società civile, migliorabile ma non eliminabile in un
ambiente a forte tasso di criticità come quello in cui abitiamo e
per questo avremmo chiesto alla Sindaca
seppure
per-caso
una sua intermediazione presso il tavolo dell’ordine e della
sicurezza che si svolge in Prefettura.
Ecco,
in questi casi la famosa porta
sempre aperta,
è solo quella conduce ad un’anticamera appositamente allestita,
piena di vaghe e fumose promesse.
Quella
in cui si aggira inconcludente anche un assessore ancora più
confuso, ancora più “per caso” di lei.
Nell’immaginario
collettivo, la sindaca Appendino viene percepita dai cittadini
torinesi come l’istituzione inaccessibile per antonomasia arroccata
saldamente a palazzo civico, trasformato esclusivamente per i
cittadini in una fortezza inespugnabile, circondato da un metaforico
fossato da cui si accede attraverso un altrettanto metaforico ponte
levatoio (alla faccia della tanto scampanellata partecipazione!) che
pochi cittadini hanno la fortuna di attraversare e di giungere al
cospetto della sindaca, ci arrivano solo superando un test
selezionatissimo, (manco fossero Indiana Jones!) a cura di una
rigorosa e addestrata segreteria che ha ricevuto un preciso ordine
perentorio: non
aprite quella porta!
I
cittadini più incalzanti, (ma anche più disperati) evidentemente
meno meritevoli di giungere al cospetto della sindaca, vengono
accuratamente veicolati a questo o a quel assessore o al capo
gabinetto di turno.
La
porta
sempre aperta
di cui parla la sindaca Appendino è in realtà corazzata,
un'invalicabile
difesa contro tentativi di incontro di cittadini assillanti,
pressanti, insistenti e opprimenti, allo stesso modo in cui lo è
stata anche la sindaca stessa e secondo la migliore tradizione dei
pentastellati, ai tempi in cui ricopriva il ruolo di consigliera
comunale e promuoveva a destra e a manca la trasparenza, la
partecipazione e il rapporto di collaborazione tra cittadino e
pubblica amministrazione.
Altro
che porta sempre aperta!
E’
una porta che resta muta ed inaccessibile, come l’entrata di una
piramide egizia.
Concluderei
con un’altra porta chiusa, altrettanto drammaticamente famosa,
quella del ristorante londinese location del film Spaghetti
House,
come non ricordare i cinque camerieri italiani ostaggi di tre
rapinatori, che
inventando una motivazione politica, fingono di appartenere ad una
organizzazione terroristica e appunto attraverso la porta della
cucina iniziano a negoziare con gli ufficiali dell'antiterrorismo che
fanno pressione per mandare in azione il commando, anche a costo di
provocare una strage: e qui l’esclamazione di un grande Nino
Manfredi:
"A
me mica me fanno paura questi che ce vonno ammazzà, a me me fate
paura che ce dovete difende!".
Pubblicato su Civico 20 News - 22.11.2018
http://www.bdtorino.eu/sito/articolo.php?id=31074
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