martedì 2 marzo 2021

Domenico Carpanini



Domenico Carpanini resta ancora oggi una figura politica molto amata, soprattutto a Porta Palazzo e a Borgo Dora dove tutti lo conoscevano, tutti avevano compreso il suo forte attaccamento alla città e una cura e un'attenzione alla cosa pubblica fuori dal comune, un impegno costante ma più di amministratore che di politico, una caratteristica di Carpanini che agli occhi dei cittadini lo rendeva un politico di pregio ma soprattutto di alto spessore umano. 
 
Alle 22,05 di quel maledetto 28 febbraio 2001 Domenico Carpanini se ne andò per sempre portandosi appresso le speranze e i sogni della maggior parte dei torinesi e con questi una nuova visione sociale, culturale e urbanistica della città. 
 
Quella sera nel salone dell'Ascom erano presenti circa cinquecento persone, Giuseppe De Maria, l'allora presidente di Ascom, aveva organizzato il primo faccia a faccia tra Domenico Carpanini e Roberto Rosso. 
A moderare il dibattito due giornalisti uno di Repubblica, l'altro de La Stampa. 
 
Tra le persone presenti c'erano alcuni di noi, rappresentanti delle associazioni e dei comitati storici di Porta Palazzo, lo zoccolo duro dei comitati nati intorno alla metà degli anni "90: Renata Fop, Carmelo Lavuri, Giorgio Calabresu, Franco Genova, Franco Trad e tanti altri. 
 
Quante volte ho ascoltato il loro commosso ricordo: "eravamo tutti lì davanti a lui e improvvisamente lo abbiamo visto accasciarsi al tavolo". Dolore e sgomento. 
 
Carpanini ci conosceva ad uno ad uno, conosceva tutti gli ambulanti di Porta Palazzo, i commercianti di Borgo Dora e gli operatori del Balon. 
Lo ricordano ancora, non passava giorno che non passasse tra i banchi del mercato, non passava settimana che non andasse al mercato del Balon. 
 
Un anno prima, nel corso di quella disastrosa esondazione del fiume Dora si precipitò a Borgo Dora a vedere con i propri occhi il disastro occorso ai commercianti. Domenico Carpanini era uno che ci metteva la faccia. Sempre. 
 
Onesto e leale, non prometteva, faceva di più, si impegnava, era l'uomo alla costante ricerca di soluzioni, aveva sempre una risposta seria per tutti, bella o brutta che fosse, realizzabile o no. 
 
Non era uno che ti menava il torrone, era diretto e risoluto e soprattutto rispondeva a tutti. 
 
Dopo la sua scomparsa, un imprenditore con smaccate simpatie fasciste, mi confessò che avrebbe votato per lui perché gli riconosceva indubbie qualità e competenze di amministratore della cosa pubblica. 
 
Carpanini sarebbe stato in grado di vestire il ruolo di sindaco di tutti; sapeva parlare con chiunque e non si sottraeva mai al confronto che affrontava con determinazione, in campagna elettorale si presentò così: non votatemi per il partito al quale appartengo ma votate la persona che sono. 
 
Ricoprì l'incarico di assessore alla Polizia Municipale, per molti senza alcun dubbio il migliore in assoluto. 
 
Nel corso degli anni, nelle cerimonie di commemorazione per la sua scomparsa, la commozione dei vigili presenti era palpabile ed ogni volta quella commozione mi riportava indietro nel tempo quando Carpanini soleva rivolgersi a loro con un ostentato orgoglio definendoli "i miei vigili!". 
 
Alle 22,05 di quel maledetto 28 febbraio 2001, Torino ha perso un capace amministratore, un politico leale e la scommessa più grande: un'occasione irripetibile.
 
 

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